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ICI SONT REPORTES TOUS LES ARTICLES QUI ONT ETES PUBLIES PAR MOI-MÊME SUR DIFFERENTS SUPPORTS, JOURNAUX ET HEBDOMADAIRES. (EN ATTENTE DE TRADUCTION FRANCAISE).

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ANALYSE CRITIQUE DES CHEFS D'OEUVRES DU CINEMA MONDIALE:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

HAMMET : FILM AMERICANO DEGLI ANNI 80.

 

E’ la storia di un detective ( Dashiell Hammet, creatore del Giallo americano, morto alcoolico e di malattia respiratoria), divenuto scrittore che, in cento minuti, fuma cento pacchetti di sigarette, beve 50 litri di bourbon, tre caffè e nessun tè. Io non ci ho capito nulla. Quest’attore, che fuma sigaretta su sigaretta non l’ho mai visto entrare da un tabaccaio! Più tardi scopriro’ che la Compagnia Americana del Tabacco aveva inviato un treno di cartucce di sigarette alla società di produzione del film, messo a disposizione dell’eroe, che grazie a questo si era risparmiata la classica entrata dal tabaccaio. Detto questo, io mi sono domandato tutto lungo il percorrere della storia e del film, il perchè i produttori di cinema avevano speso tanti dollari. Uscendo, pero’, ho capito tutto. Il mio subcosciente mi spingeva a entrare in un Sale e Tabbacchi per comprare un pacchetto di sigarette e una mezza bottiglia di bourbon altrove.

HAMMET è in realtà un film americano e pubblicitario prodotto dalla Compagnia dei produttori americani di tabacco e di alcool. Invece di spendere fior di milioni in campagne di pubblicità lungo tutte le strade e i giornali del mondo con l’esotica immagine del cow boy che accende una sigaretta, questa compagnia aveva trovato un mezzo più economico, ma più riuscito, per spingere la gente a fumare di più e à bere altrettanto, con una produzione di film nascostamente pubblicitari. Qualche milione di dollari spesi per avere una buona critica sulla più grande parte dei giornali del mondo, e il gioco era fatto.

In fine: Su cento spettatori, i cinquanta fumatori del gruppo continuavano a fumare, venticinque non fumatori cadevano nella trappola e all’uscita del cinema diventavano fumatori, e i restanti venticinque diventavano aspiratori del fumo di quelli, 75%, che fumavano.

Oggi in Francia, e in Europa forse, grazie alle leggi contro il fumo, questi films pubblicitari di cento minuti, sono proibiti ai minori di 18 anni e messi in visione sulle televisioni dell’intera Europa a partire da mezza notte, come i films pornografici. A prova di questa azione machiavellica americana dei produttori di sigarette, sta il fatto psichico che se in un film di cento minuti, l’eroina o l’eroe mangiano un cioccolato ogni minuto o dieci barattoli di Nutella durante tutto il film, sarà più che certo che la metà degli spettatori, una volta a casa, divoreranno cioccolatini a bizzeffe e cucchiaiate di Nutella. E non parlo delle fettine di salame o dei bicchieri di bourbon.

Per rivenire alla sigaretta, i produttori delle compagnie del tabacco guadagnarono miliardi con queste pubblicità deviate, e gli ospedali e le cliniche fecero centinaia di milioni di dollari con gli ammalati delle vie respiratorie e i cancri della gola e dei polmoni. HAMMET: un capolavoro del film Giallo americano! E il Nero della morte degli ospedali americani riuniti!

Film liberamente analizzato su presunzioni anti-tabacco. Giovanni Galleggianti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

METROPOLIS, 2026… FILM DI FRITZ LANG.

 

Liberamente interpretato da Giovanni Galleggianti.

Capolavoro del cinema muto del dopoguerra 14-18, questo film ci trasporta in una Metropoli dove tutto è governato da un materialista (altri dicono da un ideologo capitalista: lo Stato?) per il bene della Nazione e a danno dell’Individuo.

Le prime immagini mostrano un popolo pulito, ben vestito, chino e silenzioso anche per un film del cinema muto. Ben rasati, utilizzando scarpe piombate da scafandro, gli operai mettono tre ore per percorrere 500 metri di strada, prendere posto di lavoro durante due ore davanti alle macchine, e rifare i 500 metri del ritorno in tre ore. Risultato: sei ore di viaggio e due ore di lavoro. Il regista non lo dice, ma è chiaro da tutto questo, che ci troviamo in Unione Sovietica.

Oltre il Piccolo Padre, Presidente di Metropolis, il film gira e rigira attorno a sei personaggi: una ragazza Jekyll (Giovanna D’Arco); la stessa trasformata in Hyde (Giovanna la Pazza); un eroe, figlio libertino e spendaccione del Piccolo Padre della Nazione, e che somiglia come due gocce d’acqua all’attore Terence Hill; un mediatore (diciamo un sindacalista), il solo barbudo del film, sosia di Bud Spencer, che ha d’evidenza un dente avvelenato contro i barbieri. Quest’ultimo giravolta fra il bene ultimo della Metropolis, il suo funzionamento, e il benessere e il conforto degli operai. Gli basterebbe solo di fare cambiare le scarpe piombate agli operai, che tutto sarebbe più confortevole, più veloce e più pratico. Ma di tutta evidenza gli operai, che amano bene la lentezza procurata dalle scarpe di piombo, glielo impediscono. Nel film, il regista rende il sosia di Bud Spencer generoso, fedele e incapace di capire. Tranne quando c’è bisogno di utilizzare i cazzotti. Come Bud Spencer.

Infine c’è il sesto personaggio, lo scienziato: tutto obbligato a creare meccanismi per il funzionamento senza fallo della macchina Metropolis. Tutti questi personaggi fanno infine parte di tutto un Popolo: Uomini, Donne, Bambini. E nessun Vecchio. Nonostante questi Personaggi, malgrado l’eccellente organizzazione della macchina Metropolis, ci scappa a volte il morto. Questo raro evento è descritto dal regista tramite una mostruosa bocca-fornace che domanda, come un Moloch, da mangiare. Molti operai e qualche ingegnere si fanno divorare (fanno finta, vi assicuro). Ma, in definitiva, va tutto liscio come l’olio di macchina. Purtroppo, un giorno, due situazioni d’urgenza sono causate dal classico pulviscolo di sabbia. Il sosia di Terence Hill, il figlio libertino e spendaccione del terribile Piccolo Padre, riceve un fulmine nel cervello e diventa gentile come un agnello. Non si tratta di un fulmine temporalesco, ma di una folgore provocata dall’incontro con una bellissima ragazza bionda e dagli occhi color smeraldo in un film in bianco e nero: la Jekyll del film, di cui Terence Hill viene di prendere una cotta a vita.

Nello stesso tempo lo scienziato, stufo di inventare macchine, costruisce un Robot al quale, dopo essere riuscito a dargli il soffio della vita, lo trasforma con il volto della bella bionda Jekyll, e con il cervello malefico di Hyde. Con uno scopo: creare il bordello, l’anarchia, gli scioperi e la guerra civile, e distruggere definitivamente la Metropolis di cui è il solo a occuparsene, e che gli impedisce per ciò di andare in vacanza e in pensione.

Nella seconda parte del film vediamo la buona miss Jekyll nel ruolo di Giovanna d’Arco. Senza corazza e senza spada. L’eroina, diritta come una matita, gli occhi stralunati, sente le Voci lui ordinare di prendere il comando del Popolo. Ma siccome il film è muto, gli spettatori capiranno, dallo sguardo rivolto al cielo, che miss Jekyll sente le Voci. Allora che la sua antitesi, la cattiva miss Hyde-Robot è tutto il contrario, anche se muto. Diritta come una matita la prima, la seconda è invece storta come un’anguilla. Per far capire allo spettatore muto di orecchi, che Hyde-Robot danza per ammaliare il Popolo, il regista ordina all’attrice di torcersi in tutti i sensi, come Totò, per indicare che danza su un fox-trot. Cinquant’anni prima di Totò l’attrice di Metropolis ha anche inventato la sua marionetta, con il collo molle come una salsiccia: davanti e indietro, a destra e a sinistra. Tutto questo potrebbe far sorridere i libertini del Popolo che la bella Robot tenta di ammaliare per farne i suoi schiavi. Ma lì succede tutto il contrario: niente sorrisi. la gente fa a pugni, duella con la spada e anela alla rivolta per seguire il Robot dello scienziato, alias miss Hyde. Nello stesso tempo, altrove, Terence Hill innamoratosi di Giovanna d’Arco, scopre la congiura e decide di combattere il sosia della sua bella. L’altra, il Robot. La rivolta e la Rivoluzione provocate dal Robot, gettano lo scompiglio in Metropolis. Bud Spencer, il Mediatore (sindacalista), cerca di calmare gli spiriti bellicosi a colpi di botte e di cazzotti, ma è sopraffatto dal numero. Alla fine Terence Hill, aiutato dalla Giovanna d’Arco, arriva a distruggere il Robot-Giovanna la Pazza e, con l’aiuto di tutti riesce a salvare Metropolis o quel che ancora ne resta.

Inizia una nuova era. Gli operai si sono tolti le scarpe di piombo, mettono trenta secondi per percorrere 500 metri, e lavorano adesso otto ore al giorno. Terence Hill e Giovanna d’Arco, novelli sposi, prendono la nuova gestione di Metropolis, e il Piccolo Padre, quasi Nonno, va in pensione. Lo scienziato è seppellito sotto dieci metri di terra, e Bud Spencer riprende il suo vecchio mestiere di Mediatore, rimanendo sempre il solo barbudo dei milioni di abitanti della grande Metropolis. In questo film, d’evidenza, il regista Fritz Lang ha voluto concentrare la sua visione dell’esistenza umana. Il Realismo dei fondatori capitalisti , la passione libertina e l’idealismo dei credi dei loro discendenti nella loro prima giovinezza. La bontà della donna e il suo contrario la donna fatale, ossia l’eterna lotta manichea fra il Bene e il Male, fra la Forza e la Debolezza, fra l’Inganno e l’Onestà. In realtà, quando un Potente decide di scegliere il Bene degli altri, sceglie invece di renderli deboli per il loro bene. Inoltre il regista espone la teoria della doppia personalità in ciascuno di noi: idealisti in teoria, ci trasformiamo in feroci realisti nella pratica. E il contrario. Realisti in teoria, ci trasformiamo in buon sammaritani alla prima occasione di soccorrere il nostro prossimo in difficoltà. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SCIACCA, PARIGI E COSTANTINOPOLI : OVVERO L’INCREDIBILE STORIA DELLA CORONA DI SPINE DI NOSTRO SIGNORE.

 

Nel 1238, l’imperatore franco di Costantinopoli, Baldovino, indebitato fino al collo, dette la Sacra Corona di Spine, di Nostro Signore Gesù Cristo, in pegno ai Veneziani. Costoro la vendettero al re di Francia Luigi IX° (futuro San Luigi), per un prezzo il doppio del prestito che avevano concesso. Vi aggiunsero come regalo (oggi in Francia) qualche Sacro Pannolino del Bambino Gesù e un mezzo bicchiere di latte della Santa Vergine.

Il re di Francia fece costruire la Santa Cappella per conservarvi queste reliquie. Santa Cappella che oggi è il luogo più visitato di Parigi, dopo la Tour Eiffel. Queste reliquie furono, dopo la Rivoluzione Francese del 1789, trasferite alla Cattedrale Notre Dame di Parigi, e là esposte ogni primo venerdì del mese alla venerazione dei fedeli. L’imperatore franco di Costantinopoli, prima di dare la Sacra Corona di Spine ai Veneziani, volle premiare il più valoroso soldato della sua scorta, un normanno di Sicilia, dandogli due Spine tolte di nascosto alla Corona. Queste due spine finirono nelle mani del potente barone aragonese Peralta, conte di Caltabellotta, e trasmesse all’aragonese conte Luna di Sciacca, come dote di matrimonio della figlia. Figlia desiderata dal normanno Perollo, e causa involontaria dell’odio fra le due famiglie, nota come il Primo Caso di Sciacca.

Le due Sacre Spine erano state deposte nella Badia Grande, convento fondato dai Peralta, e ogni anno esposte in processione nella città di Sciacca. Fu durante una di queste processioni delle Sacre Spine, il 6 Aprile del 1455, che il normanno Perollo attaccò a morte il suo rivale conte Luna, il quale sopravvisse per miracolo (le Spine?) a questo agguato. Era l’inizio del Primo Caso di Sciacca. In seguito a questo, la metà della popolazione di Sciacca fece fuori l’altra metà. Le due famiglie furono esiliate, i Luna a Roma e i Perollo nella loro patria d’origine, la Francia. Dopo tantissimi anni, il nuovo re di Sicilia perdonò le due famiglie e permise loro di riprendere i loro beni e la loro potenza. Se prima il Perollo aveva attaccato il Luna, nel 2° Caso di Sciacca fu il Luna a massacrare il Perollo. E per questo utilizzò, non le Sacre Spine della processione, ma i cannoni a difesa della città, per distruggere il castello dei Perollo e massacrarne tutti i difensori.

Dopo molte vicende, il potere centrale rimise i Perollo nella città, e esiliò definitivamente il Luna a Roma, il quale, disperato, si buttò nel Tevere dove annegò.

Se la Sacra Corona di Spine protesse per tanti secoli il Paese dove si trovava, tanto da farne la più potente monarchia d’Europa, l’abbandono delle due Sacre Spine di Sciacca fu, per questa povera città, la caduta, la miseria e la scomparsa come città magna del Regno di Sicilia. Questa Città, che aveva subito due guerre civili, si ridusse da 45000 abitanti nel 1500, a 12000 nel febbraio I629. Anno in cui scoppiò una tremenda epidemia di peste che ridusse la città a 7000 abitanti il 15 Agosto 1629, giorno della scomparsa della peste. Il popolo gridò al miracolo della Madonna del Soccorso di Sciacca, ma gli epidemiologi affermano scientificamente oggi, che un’epidemia cessa quando si è raggiunti il 35% di morti. Come a Sciacca, in cui fra le cinquemila vittime c’erano una maggioranza di donne, di vecchi e di bambini. Cioè dei più deboli e dei più innocenti. Taluni credono che la peste cessò perché la percentuale di almeno 35% dei Saccensi morti era stata raggiunta; penso però che abbiano torto. Le doppie processioni annuali dal 1629 ad oggi della Madonna del Soccorso sono là per dimostrare che la peste cessò miracolosamente grazie alla Madonna. Punto e basta!

Agnostico, credente o miscredente, è giusto riconoscere tuttavia che le due Sacre Spine avevano portato a Sciacca gloria e potenza. E che il loro definitivo abbandono nella Badia Grande portò lutti e disperazione. Diversamente dalla Francia dove si può, tutt’ora, vedere la Sacra Corona, ma prive delle due Sacre Spine di Sciacca. Le due Sacre Spine si trovano oggi sempre a Sciacca, definitamente messe al segreto. I Saccensi, una volta risolto i due Casi di Sciacca, non vollero più saperne di portarle in processione. Non avevano mai dimenticato che il primo Famoso Caso di Sciacca cominciò durante una processione delle Sacre Spine. E niente più Processioni, niente più Casi di Sciacca fino ad oggi.

Ci sono oggi nel mondo più di diecimila spine della Sacra corona cpme quelle di Sciacca. Solo però quelle di questa città sono storicamente accertate, insieme a quelle della Sacra Corona di Spine di Parigi. Tutte le altre sono false. Ma non per tutti.

( Tutto ciò liberamente interpretato dalla lettura di diversi autori qui sotto citati, e dalla visione della Santa Cappella e della Sacra Corona di Spine a Parigi. (Girolamo Renda Ragusa: Compendio del Famoso Caso di Sciacca. Traduzione dal latino del sacerdote Di Marzo Ferro. – Francesco Savasta: Il Famoso Caso Di Sciacca. Forni Editore. – Vincenzo di Maria: La Sicilia e la Storia, Tringale Editore. – Denis Mack Smith: Storia della Sicilia Medievale e Moderna, Universale Laterza.)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA SICILIA, LA STORIA E IL DUOMO DI PISA.

 

La Storia ci insegna purtroppo che, dove c’è miele, grano o petrolio, c’è anche l’avidità dell’Uomo, come pure il bisogno delle nazioni a giustificare le loro malvagità  e a farsi perdonare.

 Fino alla conquista sabauda, Il Paese più ricco del Sud-Mediterraneo, la Sicilia, era stato sempre conquistato non per la bellezza delle sue conche d’oro, delle sue spiagge, delle sue valli o delle sue montagne, ma a causa delle ricchezze prodotte con le sue industrie, il suo commercio e il suo grano duro, solo grano di questo tipo prodotto in tutta l’Europa fino all’inizio del 20° secolo (25 anni di conservazione per il grano duro siciliano contro un solo anno di conservazione per il grano tenero europeo).

 I Greci, i Cartaginesi, i Romani, i Vandali, i Bizantini, gli Arabi, i Normanni, gli Angioini, gli Aragonesi e, infine, gli Spagnoli, vollero tutti il suo regno. Non per aiutarlo, ma per depredarlo. E la storia di questo regno è piena di azioni di predazione. Debole, ma  affascinante  come una bella donna siciliana, la Sicilia si è sempre lasciata conquistare, ma mai dominare. E,  come una donna, ha sempre dettato la sua legge: quella del territorio, della tradizione, della famiglia  e della casa.

 Inutile  citare Cicerone e altre centinaia di scrittori indipendenti, con i loro esempi storici di sfruttamento del sud dell’Italia.  Sento però  il bisogno di riferire almeno un esempio: quello del Duomo di Pisa.  I Pisani potettero costruire il loro stupendo Duomo con le ricchezze arrivate chissà da dove.

 Nell’XI° secolo i Pisani non erano ancora gli intrepidi marinai della Repubblica Marinara di Pisa, bensì dei semplici pirati. I quali, prima di arricchirsi con il trasporto dei Crociati (trasportavano guerrieri in Palestina e ritornavano con le navi cariche di terra della Terra Santa, che vendevano a prezzo d’oro ai Toscani per i loro cimiteri), rubarono a più non posso laddove c’era miele e ricchezze da rubare: nel sud, e soprattutto in Sicilia.

 Il 20 settembre del 1063, una squadra di pirati pisani, ruppe le catene a protezione del porto della città di Palermo, e la mise a sacco dintorni compresi. I Palermitani (tutte le religioni: musulmani, cristiani, ebrei, bizantini ortodossi) si difesero come diavoli, ma non poterono impedire il furto delle più importanti ricchezze della città e dei suoi dintorni. I Pisani la misero a sacco riempendo pero’ i loro sacchi vuoti della totalità delle sue ricchezze.

 Una volta ritornati a casa, i pirati pisani vollero ringraziare il Signore di tutto quel bendidio rubato, cominciando a costruirgli una casa: Il Duomo di Pisa, e più tardi il Battistero e la famosa Torre: tutti costruiti con le ricchezze siciliane della Città di Palermo.

 E ancora una volta, gli agiografi, i teologi  e i poeti, giustificarono queste ruberie da corsari, come una santa azione di Guerra Santa. In una città bisogna dirlo, Palermo, composta di Arabi, di Bizantini, di Siciliani: tutti Palermitani (e sicuramente qualche Saccense). I quali, una volta rimessisi dalla sorpresa, si misero al lavoro per produrre miele, zucchero, grano e tutte le ricchezze sempre prodotte dal sud prima dell’epoca industriale. Ricchezze che hanno purtroppo sempre richiamato altri conquistatori, con la rituale scusa di Conquista Santa. Guerra Santa contro i Musulmani. Guerra Santa contro i Normanni di Federico II°, Guerra d’Onore Maschio contro gli Angioini tramite gli Aragonesi e, per finire, Conquista d’Unità Santa contro i  re Borboni di Napoli e di Sicilia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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VOLTAIRE, LE BOXEUR ET VOTRE SERVITEUR.

         Comment faire pour savoir si un livre vaut la peine et le temps d’être lu? Moi, j’ai une méthode, ma méthode. Lorsque j’achète un livre, celui-ci est intéressant à 99%, autrement je n’aurais pas dépensé une fortune pour l’acheter. Lorsque, en revanche, je reçois un livre en cadeau, soit pour le lire, soit pour donner mon avis, voilà comment je m’y prends. J’ouvre le livre en question à n’importe quelle page, la 350 par exemple, et je me mets à lire les premières dix pages. Si j’arrive à la onzième, le livre commence à être intéressant. A’ la 21eme je commence à dévorer les pages, car il s’agit d’un vrai chef-d’œuvre. Si au contraire je baille à la 9eme page, je ferme le livre et je l’oublie. Le livre pourras être parfait et sans erreurs d’orthographe, il manque néanmoins de sel et de poivre. Ceci dit, beaucoup de grands chef d’œuvres ont été découverts par hasard et souvent des dizaines d’années après le décès de l’auteur. Pourquoi ? Parce-que nous sommes habitués à lire comme on nous a appris à l’école et nous refusons les livres qui s’éloignent du style d’école. Un livre pourrais être écrit sans perfection, il peut toutefois posséder son style, personnel, original et non académique. VOLTAIRE disait: avant d’écrire, gagné beaucoup d’argent, car votre argent vous aidera plus tard à cacher vos erreurs et à convaincre les éditeurs.


MYKE TYSON écrivit il y a quelques années un livre qui eut beaucoup de succès. Personnellement, comme beaucoup d’autres lecteurs, je le lu et j’en fus enchanté. Ce livre fut en fait écrit par l’ancien champion du monde des Poids Lourds qui à peine savait écrire son nom. Aucune erreur parmi les 700 pages de ce gros livre écrites par lui. Et pour cause ! Il est pourtant vrais que l’auteur s’appelait Mike Tyson, mais il était assisté par une centaine de spécialistes de l’écriture et de l’édition. Comme dans les films du metteur en scène Un Tel, accompagnes à la ‘Fin’ par une litanie de noms inconnus et qui pourtant ont fait aussi le film. Ensuite il y a le pauvre diable comme votre serviteur et comme beaucoup d’autres écrivains solitaires et inconnus contraints de faire tout, tout et tout. Sans argent, sans moyens, sans spécialistes de la correction et de l’imagination et sans avocats.
Car certains lecteurs qui ont trouvé une ou deux virgules déplacées sont toujours prêts à vous faire une critique ou un procès :  il ne risquent rien avec un pauvre diable épuisé par la fatigue des recherches, de la rédaction, de la publication et de la diffusion. Ces lecteurs, qui éviteraient de faire un procès à des vrais auteurs d’une grande maison d’édition, crient menaces, vengeance et crachent sur le pauvre diable d’écrivain amateur qui souhaite se faire un nom dans la jungle du monde littéraire. Tu dis trois mots sur un membre de ta famille ? Ils te font un procès et te raient de la famille. Il avait raison Voltaire. Avant de se mettre à l’écriture devenez riche. 
D’autres, gentiment, te reprochent une syntaxe originale et non académique, tout en restant émerveillé devant le chef d’œuvre. Il savent faire la différence entre la liberté de style et les erreurs. Ces savants lecteurs et critiques sont toutefois très rares et souvent hors des maisons d’édition. Je n’ai pas envie d’écrire comme un professeur d’académie. Je veux écrire comme je parle. Les tableaux de Modigliani torturaient la ‘syntaxe’ des écoles de peinture des siècles passés; Et pourtant, ceci n’était pas seulement accepté, mais aussi demandé comme une preuve de créativité originale.

UN ROMAN doit nécessairement être écrit sans erreurs d’orthographe ou de syntaxe. Mais un essais sur l’Histoire, sur la Physique, sur l’Astronomie, sur la Sociologie politique peut aussi être écrit avec des erreurs de grammaire ou de syntaxe. Copernic écrivit sa théorie révolutionnaire avec des propositions astronomique et mathématiques justes.  Néanmoins, ses écrits étaient rempli d’erreurs de syntaxe e d’orthographie. Toutefois Copernic devint un des quatre piliers (Galilei, Newton et Einstein) sur lesquels s’appuie toute l’Astronomie moderne.  Un éditeur cretin qui aurais refusé sa théorie parce que présentée avec  des erreurs de syntaxe et d’orthographie, serait resté un cretin. Mais un éditeur qui aurais accepté un roman plein d’erreurs il aurait été un irresponsable. Dans la première situation la Vérité de la théorie est plus importante que la Vérité de l’orthographie. Dans la deuxième situation seule compte la Perfection du style du roman et non sa Vérité. Un grand scientifique qui présentasse une découverte sur le cancer avec une bonne douzaine de fautes de grammaire, resterais toujours un grand scientifique. Et ses critiques grammairiens, petits et oubliés dans l’éternité.

 

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